Una fresatrice automatica senza pericoli, un simulatore per la formazione in fatto di sicurezza di operatori portuali per la movimentazione di container, un sistema anticollisione intelligente per la logistica, analisi di ambienti di lavoro in realtà virtuale. Sono alcuni dei 17 progetti scelti nell’ambito del Bando Innovazione Tecnologica per lo sviluppo di sistemi che utilizzano le tecnologie di frontiera per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro, una delle emergenze del nostro tempo. Ma ci sono anche progetti che lavorano su sensori e sistemi intelligenti per promuovere la sicurezza in contesti operativi di automazione industriale dove l’essere umano lavora fianco a fianco con robot in un clima collaborativo.
Alla fin fine nella Fabbrica 4.0, quella ispirata alla connettività continua tra umani, cose, impianti, gli infortuni si verificano con le stesse modalità dei secoli precedenti. “Si tratta di rendere più sicuri i processi produttivi, utilizzando le tecnologie per accrescere la sicurezza, ma allo stesso tempo aumentando la sicurezza delle tecnologie di frontiera che sono ormai ubique nelle fabbriche”, sottolinea Edoardo Gambacciani, direttore generale della ricerca di Inail, l’istituto preposto alla sicurezza sul lavoro che ha lanciato il bando insieme ad Artes 4.0, il competence center nazionale focalizzato sulla robotica con sede a Pontedera.
L'innovation Mile
Il viale Rinaldo Piaggio, dove la fabbrica della Piaggio era arrivata ad avere oltre 13mila dipendenti, punta direttamente al futuro come Innovation Mile con i vecchi capannoni occupati da quasi 400 ricercatori coordinati da 13 tra enti di ricerca e università, tra cui Sant’Anna di Pisa, Università di Pisa, Istituto italiano di tecnologia. A dare il là è stato Giovannino Agnelli, che a fine anni 90 donò i capannoni dismessi alla Scuola Sant’Anna di Pisa per avviare una connessione tra ricerca e imprese.
Il bando mette sul piatto due milioni di euro per trasformare quei progetti in prodotti pronti per il mercato, con un massimo di 120mila euro a fondo perduto l’uno in cofinanziamento con le imprese stesse, dal momento che “devono essere loro stesse le prime a credere nell’idea”. Oltre ai fondi qui trovano ricercatori e laboratori di eccellenza per la sperimentazione delle idee e per la messa a terra del progetto, provenienti da 141 soci tra aziende, centri di ricerca, istituzioni accademiche: competenze, strumenti, infrastrutture per affiancare le imprese con l’obiettivo della crescita economica, ma anche – e soprattutto – del progresso sociale. Il tech transfer in termini di sicurezza del lavoro è fatto anche di un protocollo di Inail con i grandi gruppi industriali perché condividano e mettano a disposizione delle Pmi i loro sistemi avanzati, in modo da poter progredire a livello di sistema.
Science driven innovation
Il bando Bit e la partnership con Inail rappresentano l’emblema della filosofia di Artes 4.0, ispirata a una “science driven innovation” che apra le opportunità a tutti i soggetti, in chiave di rete territoriale. “Non si sa mai dove vada l’innovazione: l’unica strada per innovare è quindi parlare con gli innovatori”, sintetizza Paolo Dario, uno dei padri della robotica italiana, che di Artes 4.0 oggi è direttore scientifico: “Il nostro obiettivo non è tanto quello di creare unicorni, quanto far crescere l’ecosistema e dare a tutti, anche ai più piccoli, l’opportunità di poter accedere a piattaforme e tecnologie”. Grazie anche al suo contributo qui si è sviluppata la soft robotics, quella robotica più flessibile che si contrappone ai robot industriali pesanti.
Lungo l’Innovation Mile, l’Istituto di biorobotica del Sant’Anna studia le risposte partendo dalla natura, che ha già le risposte a tutte le esigenze umane: qui si studia la possibilità di sfruttare la capacità del polpo di allungare di dieci volte i propri tentacoli o l’abilità del grillo, in grado di fare salti superiori di oltre dieci volte la sua altezza. È nato qui l’endoscopio soft che risale le viscere intestinali con gli stessi movimenti del bruco, guidato da un magnete esterno, che oggi rappresenta l’alternativa decisamente meno invasiva alla cronoscopia tradizionale. L’Istituto di biorobotica adotta un modello che punta sull’applicazione della ricerca, molto spinto sull’imprenditorialità: gli spinoff sono oltre 40, più di uno a testa per i trenta docenti.
Il focus è sulle piccole e medie imprese, da cui emerge una domanda latente di tecnologia e di innovazione: “I piccoli sono più dinamici, hanno compreso che l’innovazione è necessaria, ma hanno meno risorse e, quindi, hanno bisogno di qualità dei progetti, di un’innovazione che arrivi davvero al mercato. In questa logica la struttura a rete di Artes 4.0 implica maggior fatica, ma integra le competenze, senza duplicarle”, sottolinea Antonio Frisoli, presidente del competence center di Pontedera che alla robotica avanzata integra l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie digitali della Fabbrica 4.0, enfatizzando l’importanza della formazione alle tecnologie di frontiera, ma anche di quella per la gestione dei processi di innovazione.
L’intuizione viene da Giovannino Agnelli, quando era presidente di Piaggio: l’indotto di piccole e medie imprese del territorio doveva smarcarsi dalla dipendenza dalla monofornitura di Piaggio, per modificarne la cultura, era necessaria una nuova relazione con la ricerca e l’università per poter innescare l’innovazione. Così sull’Innovation Mile, insieme al competence center, si è sviluppato PonTech, incubatore di innovazione e di trasferimento tecnologico che ha avviato un ampliamento del business all’economia circolare, in una logica di sviluppo di piccole realtà di competenze verticali di eccellenza che potessero fare da volano per l’economia locale.
Competenze da economia circolare
Così è nato il progetto di gestione della discarica con produzione di energia che in parte va ad alimentare impianti sportivi della zona. Ma c’è anche una startup come Nemesys che persegue l’efficienza nella produzione di idrogeno con un doppio brevetto: uno per una membrana per elettrolizzatori alcalini ad alta efficienza e uno, più recente, che permette di ricaricare le batterie con idrogeno a bassa pressione.
Nel contiguo PontLab – laboratorio di analisi dei materiali da quattro milioni di euro di fatturato con una quarantina di ricercatori e 300 aziende clienti – è stato eseguito il primo processo di riciclo di plastica da scarti, quella che nella separazione dei rifiuti finiva per essere bruciata: ora è stata trasformata in palline che vengono utilizzate per la scocca dell’Mp3 della Piaggio, barriere antirumore e vasi a uso domestico. Sempre in logica di competenze d’eccellenza per l’economia circolare.
D’altra parte Pontedera non è nuova alle trasformazioni. Territorio storicamente conteso tra Firenze e Pisa, area di confine e di scambi commerciali, è cresciuto come terreno fertile per l’innovazione e la creatività, che ha visto svilupparsi nei secoli il tessile, la pasta e l’industria dei trasporti, dai dirigibili di Nobile alla Vespa che ha contribuito a far viaggiare l’Italia del Dopoguerra. Ora pensa a una nuova “ricostruzione”. L’ultimo bando del competence center, dal titolo emblematico di “Restart Italy”, punta a sviluppare l’adozione delle tecnologie digitali per Pmi e pubbliche amministrazioni, con l’ambizione di diventare pivot di un ecosistema nazionale. E Artes 4.0 guarda già al 5.0 in ottica europea connettendosi agli Innovation Hub continentali.