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Trasferimento Tecnologico al Festival della Robotica- Pisa

Trasferimento Tecnologico al Festival della Robotica- Pisa

Dal 24 al 26 maggio 2024 a Pisa, ARTES 4.0 ha presentato attività e servizi per il Trasferimento Tecnologico insieme alle Università pisane nel contesto del Festival Internazionale della Robotica, affrontando un tema le cui opportunità non sono ancora del tutto valorizzate dalle comunità.

L’obiettivo

ARTES 4.0 vuole favorire l'innovazione guidata dalla scienza: quella cioè che usa la conoscenza prodotta dalle università per guidare la realizzazione di soluzioni innovative ad alta tecnologia che rispondono alle esigenze competitive delle imprese. Il Centro di Competenza favorisce il trasferimento tecnologico fungendo da ponte tra il mondo accademico e l’industria, formando il mondo del lavoro e collegando le PMI alle grandi imprese al fine di aumentare la loro competitività attraverso il suo network (141 Soci tra Università con Dipartimenti di Eccellenza, imprese, associazioni e fondazioni, e 11 progetti attivi a livello nazionale e internazionale con il compito di erogare servizi innovativi al tessuto imprenditoriale in gran parte con finanziamenti pubblici).

Focus sul trasferimento Tecnologico

Il focus sul Trasferimento Tecnologico nel contesto del Festival Internazionale della Robotica, meta da sempre del mondo delle startup e delle spinoff della città universitaria per eccellenza, Pisa, ha avuto l’obiettivo di mettere a sistema azioni e strategie a favore
della valorizzazione della ricerca e del successivo sviluppo produttivo e innovativo delle aziende a forte contenuto di conoscenza.

In particolare ARTES 4.0 ha organizzato una Tavola Rotonda sul tema del Trasferimento Tecnologico a cui ha preso parte e che ha moderato Enza Spadoni, responsabile dell’Area Trasferimento Tecnologico del Centro di Competenza, insieme ai referenti delle Istituzioni coinvolte: Riccardo Apreda, Technology and Innovation Leader di ErreQuadro srl; Lucia Arcarisi, CEO & Co-Founder Weabios; Damiano Bolognesi, Presidente Incubatore Pont-Tech, CEO AIM Consulting e Piccolo Teatro Digitale; Gastone Ciuti, Professore di Bioingegneria e Vicedirettore Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant’Anna, Coordinatore di Nodo ARTES 4.0, Scientific Advisor Mediate srl; Daniele Mazzei, Professore Associato Università di Pisa, Chief Product Officer Zerynth srl; Annarosa Mezzasalma, Responsabile Ufficio Valorizzazione Ricerca, Area Terza Missione, Scuola Superiore Sant’Anna; Alessandra Patrono, Collaboratrice NETVAL, Responsabile Knowledge Transfer Office, Scuola Normale Superiore; Pasqualantonio Pingue, Responsabile Area Ricerca e Innovazione, Scuola Normale Superiore; Manuele Bonaccorsi, Coordinatore R&D Co-Robotics.

Gli approfondimenti

“Nel contesto del Festival della Robotica,” afferma Enza Spadoni di ARTES 4.0, “ho voluto approfondire il Trasferimento Tecnologico sia come uno strumento strategico, nell’ottica di chi produce la conoscenza e forma competenze in grado di generare cambiamento, dal punto di vista della società, dell’economia, del lavoro; sia come uno strumento tecnico per l’offerta di servizi molto concreti in grado di supportare l’azienda nel superare la “valle della morte”, azione necessaria per riuscire a entrare nel mercato ed essere competitiva. In questa visione, la collaborazione tra enti e istituzioni è di fondamentale importanza per intervenire a supporto delle aziende nelle varie fasi del TRL, il Technology Readiness Level, dall’idea di impresa e lo sviluppo del prototipo fino all’ingresso sul mercato: sia dal punto di vista delle Università, che realizzano la conoscenza e la valorizzano con gli strumenti propri della Terza Missione universitaria quali brevetti e spinoff, sia da quello degli incubatori che si occupano di animazione e accelerazione delle spin off, sia dal punto di vista del Centro di Competenza, che finanzia e accompagna lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi verso mercati competitivi”.

Dipendenti ARTES 4.0 e Trasferimento Tecnologico al Festival della Robotica

Parole chiave e concetti base: le 5C del Trasferimento Tecnologico

Il Trasferimento Tecnologico, è emerso, si basa su alcune parole chiave che sono: Conoscenza, Competenza, Contaminazione, Capitali, Connettività.

Conoscenza

Tutto ciò che connota la catena del valore che dall’idea progettuale sviluppata all’università realizza un prototipo, ne fa un brevetto, crea la spin off e prova a saltare la valle della morte per arrivare al mercato, dal punto di vista universitario, è senz’altro caratterizzato dalla parola chiave “Conoscenza”, che riveste, come afferma Gastone Ciuti della Scuola Superiore Sant’Anna, una fondamentale influenza nella creazione di ecosistemi innovativi che generino nuova crescita e nuovo lavoro. L’Università ha il compito precipuo di educare i giovani e le giovani al futuro che vorranno, orientandoli al mondo del lavoro e fornendo loro tutti gli strumenti con i quali valorizzare la conoscenza, come ad esempio brevetti e spin off.

La proprietà intellettuale

Riccardo Apreda di ErreQuadro, che si occupa di Intellectual Property quale fonte di dati di posizionamento delle tecnologie in specifici scenari, per facilitarne il trasferimento, sostiene che l’IP sia effettivamente un fattore abilitante per la crescita di un’azienda. “La percezione comune è che la proprietà intellettuale sia unicamente una tattica difensiva, di cui preoccuparsi solo dopo che l’idea inventiva è stata realizzata”, afferma. “Al contrario, la proprietà intellettuale è principalmente uno strumento di business, che andrebbe utilizzato in tutte le fasi del processo di innovazione e che può giocare un ruolo fondamentale nella crescita delle imprese (e di conseguenza anche nel trasferimento tecnologico).

In realtà già anche il semplice aspetto legale e difensivo è spesso trascurato: una azienda ogni quattro incorre in danni economici dovuti a una non corretta gestione della proprietà intellettuale, con gravi conseguenze soprattutto per le piccole imprese e le startup. Per non parlare dei numerosi casi in cui i risultati di una ricerca innovativa sono pubblicati troppo presto, rendendo impossibile il deposito di un brevetto e vedendo così sfumare la possibilità di valorizzarli economicamente da parte degli inventori o dell’università. In questo senso i centri di trasferimento tecnologico e i centri di competenza possono sicuramente collaborare con ricercatori e spinoff per indirizzarli verso corrette strategie di tutela.

Il secondo importante ruolo che la proprietà intellettuale può svolgere è quello di leva di mercato, economica o finanziaria. Grazie a brevetti, marchi e design è possibile ampliare la propria quota di mercato, aumentare il valore della propria impresa, attrarre investimenti, e in certi casi abilitare tout court la nascita di un business, anche nel caso di trasferimento tecnologico. Un esempio a livello globale è dato dai vaccini a mRNA che tanto ruolo hanno avuto durante la pandemia del Covid19. La tecnologia di base per tali vaccini è stata sviluppata da due professori dell’Università della Pennsylvania, Dr. Karikò e Dr. Weissman, brevettata dalla stessa Università e data in licenza a una sua spinoff.
BioNTech, all’epoca una piccola startup, ha sub-licenziato i diritti da questa spinoff, e con essi ha potuto in seguito entrare in un accordo con un colosso farmaceutico come Pfizer. Il brevetto è stato quindi la base per una intera catena di valore, che è comunque partita dalla ricerca accademica.

Infine il terzo ruolo della proprietà intellettuale, altrettanto importante dei primi due, è quello informativo: i brevetti rivelano le reali strategie delle imprese in termini innovazione, e evidenziano le varie problematiche, industriali o di utilizzo, su cui si concentra l’attività inventiva. In tal senso, uno studio della documentazione esistente in letteratura serve sia a guidare la ricerca verso problemi di interesse per il mercato (e quindi dal grande potenziale in termini di trasferimento tecnologico), sia a trovare nuovi campi di applicazione, potenziali clienti o possibili acquirenti per le tecnologie sviluppate. Una delle criticità principali infatti delle spinoff (e in realtà di tutte le imprese) è quello di riuscire a trovare un adeguato sbocco commerciale per i propri prodotti, anche perché, come già evidenziato da altri relatori, spesso la ricerca accademica è brava a generare nuove idee, ma il mercato ragiona principalmente in termini di problemi e bisogni degli utenti.

Anche in questo caso i centri di trasferimento tecnologico e i centri di competenza come ARTES possono giocare un ruolo fondamentale, sia tramite l’informazione riguardo l’utilità di solide strategie di valorizzazione, sia tramite il matchmaking fra le spin-off e chi ha le competenze e gli strumenti per supportarle in tali percorsi strategici, sia infine tramite il finanziamento di studi e consulenze che difficilmente le startup potrebbero altrimenti permettersi.

Per portare un esempio dell’ecosistema pisano, uno dei soci di ARTES è la startup Seares, che ha sviluppato un dispositivo di ormeggio per barche che sfruttando il naturale movimento causato dal moto ondoso produce energia elettrica per i sistemi di bordo. Una soluzione ecologica e innovativa che però necessità di essere messa in contatto con i mercati e ha comunque un grande potenziale anche in altri settori industriali.

ARTES ha quindi creato la connessione fra Seares e un altro suo socio: Erre Quadro, spinoff dell’Università di Pisa specializzata in analisi di valorizzazione della proprietà intellettuale; successivamente il Centro di Competenza ha abilitato la collaborazione fra le due PMI finanziando uno studio per l’individuazione di ulteriori soluzioni tecniche e soprattutto di nuove opportunità di business per la startup green. Dalla realizzazione del prototipo alla creazione di una spin off, l’università riveste un ruolo di fondamentale e delicata importanza nella creazione di nuove opportunità.

Annarosa Mezzasalma, dell’Ufficio Valorizzazione Ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna, spiega che la “Terza Missione”, successiva alle prime due missioni, rispettivamente di Educazione e Ricerca, che hanno un loro nome specifico, e nonostante sia nominata residualmente rispetto alle prime due come ‘terza’, è cruciale per dare il giusto rilievo alle politiche di Trasferimento Tecnologico nelle università, che applicano la conoscenza a dinamiche di valorizzazione e crescita necessarie a rendere le Università centri nevralgici per il futuro del Paese.

Competenza

La competenza è uno dei fattori attrattivi per il mondo dei Capitali, che investono soprattutto dove la trovano. Oltretutto, è uno dei fattori abilitanti il trasferimento dai laboratori di ricerca universitari al mercato, come spiega Daniele Mazzei, di Zerynth, che oltre che spin off dell’Università di Pisa è anche azienda socia affiliata al Centro di Competenza ARTES 4.0, con l’esperienza di poter guardare la tecnologia in tutte le fasi del TRL, quindi in ogni momento del suo stadio di maturità. La tecnologia di cui si occupa Zerinth, azienda attiva nelle soluzioni Industrial IoT per le aziende manifatturiere, si basa anche sull’Intelligenza Artificiale.

Si parla molto oggi di IA e La competenza è uno dei fattori attrattivi per il mondo dei Capitali, che investono soprattutto dove la trovano.

Oltretutto, è uno dei fattori abilitanti il trasferimento dai laboratori di ricerca universitari al mercato, come spiega Daniele Mazzei, di Zerynth, che oltre che spin off dell’Università di Pisa è anche azienda socia affiliata al Centro di Competenza ARTES 4.0, con l’esperienza di poter guardare la tecnologia in tutte le fasi del TRL, quindi in ogni momento del suo stadio di maturità.

La tecnologia di cui si occupa Zerinth, azienda attiva nelle soluzioni Industrial IoT per le aziende manifatturiere, si basa anche sull’Intelligenza Artificiale. Si parla molto oggi di IA e di quanto sia importante per ottimizzare i processi produttivi, sviluppare innumerevoli soluzioni di protezione e cybersicurezza, sistemi di previsione e automazione.

Portare l'intelligenza artificiale nella PMI italiana in un’epoca di grande rivoluzione dell’economia e di maggiore attenzione alla sostenibilità e ai temi sociali richiede necessariamente una più evoluta consapevolezza della conoscenza acquisita all’università, adattata alle nuove esigenze.

E la competenza, come afferma Manuele Bonaccorsi di Co-Robotics, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna – piccola curiosità con sede a Piazza Toniolo, la piazza da cui tutto ha origine in un certo senso, essendo sede della residenza universitaria, è anche quella necessaria a poter affiancare le imprese ad alto contenuto di conoscenza e tecnologia: Co-Robotics nasce partecipata da un fondo di investimenti che in un secondo momento ha voluto essere liquidato per l’“incapacità” di gestire tecnologie complesse.

ARTES 4.0 – Advanced Robotics and enabling TEchnologies and Systems 4.0 è un Centro di Competenza nazionale ad alta specializzazione finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy con l'obiettivo di finanziare e accompagnare l’innovazione guidata dalla Scienza attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, erogando i servizi necessari a realizzare nuovi prodotti e servizi di successo nei mercati competitivi.

Contaminazione

Lucia Arcarisi di Weabios ha realizzato la sua Spin off a risultato dell’attività del Contamination Lab dell’Università di Pisa, grazie a un percorso intrapreso per arrivare a concretizzare l’idea di impresa. L’Università è senz’altro un primo bacino di Contaminazione ma lo scambio di buone pratiche, il confronto e la miscela di saperi restano un fattore chiave per lo sviluppo di innovazione e la crescita di impresa. Weabios è insediata all’interno dell’Incubatore tecnologico di Navacchio, dove si concretizza la cross fertilization attraverso la vicinanza fisica tra imprese.

"Il Polo Tecnologico di Navacchio”, afferma Angela Calò, Direttrice Operativa, “è il più grande parco tecnologico della Toscana e uno dei più grandi in Italia. Fondato nel 2000 a pochi chilometri da Pisa, il Polo Tecnologico è una struttura multifunzionale di 20.000 mq, composta da uffici e laboratori, progettata per favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese.

Attualmente ospitiamo più di 60 aziende e oltre 700 persone: un vero e proprio hub toscano per l'innovazione e la trasformazione digitale, dove la condivisione di conoscenze e competenze è all'ordine del giorno. Un network importante, formato non solo dalle aziende con sede fisica all’interno del Polo ma anche da tante realtà esterne (circa 200) che collaborano costantemente con noi. Le sinergie tra imprese, start-up, istituti di ricerca, istituzioni accademiche e centri di competenza come ARTES 4.0, sono sicuramente la chiave per offrire un supporto concreto e completo alle imprese e favorire lo sviluppo di nuove opportunità imprenditoriali".

Capitali

Oltre all’importanza del Venture Building, spesso di fondamentale importanza per fare accelerazione consentendo lo scaling up, il know how e i collegamenti, il “capitale” riguarda anche il corretto bilanciamento tra budget, persone, risorse, strategie – per affrontare serenamente la via imprenditoriale.

Il capitale umano è sicuramente un asset strategico. Pasqualantonio Pingue, Scuola Normale Superiore, nel parlare degli strumenti di collegamento tra Ricerca e Innovazione, che legano i TRL bassi a quelli alti nel campo delle tecnologie innovative ed emergenti come quelle che sviluppa la Normale, dando un effettivo supporto in servizi al superamento della cosiddetta “valle della morte” afferma che “Come già detto dai colleghi/colleghe nel dibattito, non esistono ricette che funzionano per tutti e ogni approccio e strategia dipendono dal contesto lavorativo e dal lavoro che viene svolto.

Nel caso della Scuola Normale Superiore il focus è legato al “capitale umano”, che la Normale è abituata da tempo a selezionare per scopi di didattica e ricerca e al quale noi ci rivolgiamo per innestare elementi di cultura dell’innovazione e di “terza missione” in senso lato, elementi sempre più presenti nei nostri allievi/allieve.

Come “area ricerca e innovazione” della SNS, noi lavoriamo alla diffusione della cultura dell’innovazione soprattutto verso i nostri/nostre PhD, attraverso il supporto che possiamo dare come ufficio di Knowledge Transfer, e con le reti di trasferimento
tecnologico locali, nazionali e internazionali alle quali partecipiamo. Tra queste vorrei citare JoTTO, la rete delle scuole universitarie superiori, che ci vede insieme al Sant’Anna, il Contamination Lab con UNIPI, l’ufficio regionale di trasferimento tecnologico con tutti gli Atenei toscani, il Centro di Competenze ARTES4.0, che ha diramazioni in tutta Italia, e anche con progetti internazionali quali l’alleanza EELISA, di cui ARTES 4.0 è partner, che ha visto in passato e vede anche oggi nella entrepreneurship degli allievi/allieve delle azioni di formazione e di collaborazione tra grandi Atenei europei tra le più sentite dell’Alleanza.

Lavoriamo poi con il Polo di Navacchio, con diversi Venture Capitalist e agenzie di consulenza per supportare gli allievi/allieve, ricercatori/ricercatrici che vogliono e che hanno le competenze, le conoscenze ma soprattutto il coraggio e la passione di fare innovazione, per supportarli nel loro percorso e superare la “Valle della Morte”.

Insomma, credo che occasioni come quella organizzata da ARTES 4.0 al Festival della Robotica, siano una dimostrazione del fatto che l’ecosistema pisano dell’innovazione ha delle grandi possibilità di sviluppo se si riesce a fare rete e a sfruttare tutte le straordinarie competenze e la passione che le persone del sistema universitario pisano e dei centri di mediazione dell’innovazione come ARTES4.0 mettono a disposizione".

Dipendenti ARTES 4.0 e Trasferimento Tecnologico al Festival della Robotica

Connettività

L’European Innovation Council nel III Pillar di Horizon Europe introduce la “Connectedness” come uno degli elementi chiave nella costituzione di ecosistemi dell’innovazione insieme a conoscenza e capitali, ovvero la capacità di creare connessioni, network, reti di collaborazione. ARTES 4.0 è sicuramente un brillante esempio di “connettività” ma gli ecosistemi possono riguardare interi territori votati a
contribuire su più fronti alla crescita economica e sociale. Uno di questi è l’Innovation Mile di Pontedera, in provincia di Pisa, in area Piaggio riqualificata e caratterizzata dal successivo insediamento di incubatori di impresa, centri di ricerca e universitari, musei d’impresa, centri servizi, grandi aziende attirate dalle competenze generate in quest’area.

Damiano Bolognesi, Presidente dell’Incubatore Pont-Tech e del Piccolo Teatro Digitale, uno spazio per coworking, servizi di formazione e altri servizi, entrambi all’interno delI’Innovation Mile, afferma che “La rete di competenze presenti in un competence center rappresenta un asset strategico per le imprese, offrendo accesso a risorse critiche per l'innovazione, la crescita e la competitività.

Attraverso la collaborazione con ARTES 4.0, le imprese possono superare le sfide tecnologiche, migliorare le loro capacità operative e sfruttare nuove opportunità di mercato. In sintesi, ARTES 4.0 svolge un ruolo fondamentale nel promuovere l'ecosistema di innovazione del territorio e nello stimolare lo sviluppo economico sostenibile. Anche il reperimento di capitali è cruciale per sostenere l'impresa nelle varie fasi della propria vita a sostegno di investimenti e competitività; disporre delle risorse finanziarie permette alle imprese di innovare, migliorare la propria efficienza e rimanere competitive in un mercato in continua evoluzione.

La ricerca di capitali è strettamente correlata agli obiettivi di business che l'imprenditore si prefigge che non possono prescindere dalla variabile tempo. Da questo punto di vista, l'essere socio di ARTES 4.0 permette a Pont-Tech ed a tutte le imprese aderenti non solo di avere a disposizione una importante rete di competenze ma anche accesso a strumenti di finanza agevolata; grazie a Bandi specifici che prevedono finanziamenti a fondo perduto, è possibile per l'impresa abbattere l'investimento iniziale e rendere così sostenibili investimenti che altrimenti sarebbero stati rimandati o effettuati utilizzando altre forme di
finanziamento quali la cessione di una parte del proprio capitale di rischio oppure indebitando l'azienda con finanziamenti bancari con la necessità dell'imprenditore di fornire garanzie personali”.

Guardando al network del Trasferimento Tecnologico, Alessandra Patrono del Knowledge Transfer Office della Scuola Normale Superiore e collaboratrice NETVAL, il Network per la valorizzazione della Ricerca creato nel 2002 al quale aderisce la gran parte delle università italiane, poi divenuto Associazione, in grado di effettuare una fotografia molto attenta del trasferimento tecnologico italiano e di indirizzarne le politiche, spiega che “I dati raccolti da Netval mostrano che le università italiane hanno compreso l'importanza della protezione della proprietà intellettuale, brevettano in modo costante e con una gestione sempre più efficace del proprio portafoglio brevettuale che nel 2023 contava circa 8000 brevetti. Sono anche in grado di valorizzare i propri brevetti generando ritorni che crescono nel tempo e ogni anno nascono circa 100 nuove spinoff. Tuttavia gli uffici di TT che gestiscono queste attività, sono ancora generalmente abbastanza piccoli e sono poche le università italiane che riescono ad avere performance di rilievo. A livello pisano le università e scuole confermano l'ottima ricerca, con un contributo complessivo sui brevetti attivi tra le università italiane di circa il 6%, sono in grado di generare un buon numero di spinoff, ma faticano a valorizzare questi brevetti. Cosa fare dunque? Cercare di tenere il passo delle università più attive su questi aspetti e continuare a fare bene alcune attività che stanno dando buoni risultati, come la creazione di imprese e il supporto alla loro crescita. Dobbiamo invece lavorare ancora per aumentare le collaborazioni con le imprese, con l'ecosistema locale e nazionale, ma anche per trovare un modello di valorizzazione della ricerca e della conoscenza che sia adatto alle peculiarità del nostro contesto, attraverso una azione di rete tra tutti gli attori locali e una sempre maggiore attenzione alle competenze formate nelle nostre università e a generare impatto”.

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Enza Spadoni

Responsabile Area Trasferimento Tecnologico e Relazioni Esterne

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Formare e trasformare: la nuova generazione della moda

Quando la giornalista Francesca Franceschi invita i panelist a cominciare, il pubblico è già immerso. Perché prima di tutto bisogna affrontare la radice del cambiamento: le competenze.

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Crisci parla di un passaggio radicale: dal fast-fashion al fast-meaning. Non più collezioni per tutti, ma identità condivise tra brand e comunità. Non più ROI, ma ROX, ritorno sull’esperienza. Non più gerarchie verticali, ma organizzazioni piatte, in cui la partecipazione costruisce valore reale.

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Con Paolo Torriti, la moda cambia registro e diventa racconto di botteghe, di mani, di dettagli che nessuna tecnologia potrà mai replicare davvero. Torriti accompagna il pubblico in un viaggio nella manifattura orafa italiana, un piccolo universo che sopravvive  proprio perché ha custodito la sua complessità.

Si scopre così un settore stratificato: i grandi brand con reti internazionali, le aziende manifatturiere che lavorano per marchi globali o producono con etichetta propria, gli artigiani che presidiano fasi specifiche come saldatura o pulimentatura, e infine gli atelier locali che vendono la propria produzione sul territorio. Una filiera fatta di coraggio e continuità, dove ogni passaggio è un gesto tramandato.

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Robot che cuciono, dati che prendono decisioni

Se il primo panel ha acceso la miccia, il secondo fa esplodere l’immaginazione. Lorenzo Dalci (IT Manager di ARTES 4.0) introduce un viaggio dentro la fabbrica del futuro: connessa, automatizzata, intelligente. Nico Costantino (Crossnova) descrive la figura dell’AI Process Data Analyst, un professionista nuovo, capace di trasformare un processo complesso in un flusso ottimizzato in tempo reale. Marco Ruffa (Data Life) ammonisce contro i facili entusiasmi: “Nessuna tecnologia vale se non produce risultati”. Dal mondo della robotica, Leonardo Cappello (Scuola Superiore Sant’Anna) porta un’immagine che colpisce: robot tessitori, morbidi e duttili come la stoffa che manipolano, pensati per affiancare gli artigiani nelle attività più ripetitive e usuranti. Rinaldo Rinaldi (UniFi) inquadra la trasformazione nella sua scala più ampia: la filiera intelligente, un ecosistema dove chi produce dialoga con chi distribuisce e chi consuma. Ester Falletta e Enrico Fantini ricordano la condizione intrinseca di ogni passo avanti: inclusività. Nessuno deve restare indietro. Panel Moda

Tracciare per fidarsi, la filiera che non ha più segreti

Il terzo panel inizia con un dato: senza tracciabilità, non può esserci né sostenibilità né lotta alla contraffazione. Ed è proprio qui che la tecnologia cambia le regole del gioco. Con Romeo Bandinelli (UniFi) il concetto di filiera smette di essere statico e diventa organismo vivente. L’idea di fondo è semplice: se non hai continuità del dato, non hai controllo. Se non hai controllo, non puoi ottimizzare. Se non puoi ottimizzare, non puoi competere.

Il Digital Twin interviene esattamente qui: è un modello digitale dinamico che simula, prevede, corregge e ottimizza processi reali. Nel mondo moda, che vive di variabilità, piccoli lotti, personalizzazione, tempi strettissimi, questo strumento diventa rivoluzionario. Nei progetti WOKE e TIFO, Bandinelli mostra come sia possibile mappare colli di bottiglia, saturazione delle risorse, flussi logistici, tracciabilità avanzata, qualità del dato, fino a integrare RFID, NFC e DPP per creare una filiera intelligente.

Ad emergere è un messaggio potente: il digitale non serve a controllare l’artigianalità, ma a difenderla. A darle continuità, visibilità, capacità di reagire. A permetterle di crescere in un mondo che cambia velocissimo. Ed è qui che la tradizione incontra la tecnologia.

Quando Gianluca Giaccardi (Tesisquare) sale sul palco, la narrazione si sposta dietro le quinte della moda: quella zona grigia e spesso invisibile della supply chain. È qui che la complessità esplode: fornitori, trasporti, documenti, certificazioni ESG, controlli qualità, magazzini, consegne. Oggi, tutto questo esiste, ma non dialoga.

Tesisquare propone un ribaltamento di prospettiva: una piattaforma unica per orchestrare un ecosistema digitale interconnesso, in cui ogni attore, dal produttore al retailer, condivide dati, processi, risultati. Il cuore della visione è il Digital Product Passport, un’identità digitale che accompagna il capo lungo tutta la sua vita: provenienza delle fibre, processi produttivi, impatto ambientale, certificazioni, riparazioni, riciclo.

Il risultato? Una filiera più forte, più collaborativa, più resiliente. Ma soprattutto più credibile: in un mondo in cui il consumatore chiede trasparenza radicale, raccontare la verità del prodotto diventa un vantaggio competitivo.

Poi arriva Giuseppe Iannaccone (UniPi) che entra con una domanda: quante copie perfette esistono là fuori? La contraffazione non è solo una minaccia economica, ma un problema culturale, sanitario, identitario. E le soluzioni attuali - QR code, etichette smart, tag RFID - sono ormai vulnerabili, spesso replicabili con strumenti banali.

La risposta arriva dalla fisica: le PUF – Physical Unclonable Functions. Sono come impronte digitali generate dalle imperfezioni casuali del silicio durante la produzione. Nessuna PUF è uguale all’altra, nemmeno il produttore può riprodurla. È autenticità che nasce dalla natura stessa della materia.

Il loro utilizzo nella moda e nel lusso apre scenari totalmente nuovi: ogni borsa, ogni scarpa, ogni gioiello può diventare intrinsecamente autentico, identificabile per sempre. Non è solo tecnologia: è un modo per restituire valore al concetto di originale. E per riportare il rispetto dovuto all’ingegno che quel prodotto rappresenta

La moderatrice Francesca Tuzzeo (TechnoFashion) porta sul palco la voce delle imprese: Antongiulio Pacenti presenta il case study del ritorno sui mercati internazionali del marchio storico prêt-à-porter MASKA, fondato nel 1967, da sempre portatore di tradizione e innovazione nel rispetto della produzione made in Italy. Paolo Mantovani (Federmoda Confcommercio Toscana), Moreno Vignolini (Ritorcitura Vignolini), Elena Ricciuti (Hind) raccontano le difficoltà quotidiane e le opportunità per i brand storici che vogliono tornare competitivi. La filiera italiana è ricca, viva, fortissima. Ma senza dati è cieca. Manifattura a Firenze

Virtuale o reale? Nella moda non c’è più differenza

Il pomeriggio si apre in una dimensione nuova, quasi teatrale. Enza Spadoni, Responsabile Trasferimento Tecnologico e Relazioni Esterne di ARTES 4.0, introduce un panel dove la tecnologia reinventa la creatività.

Il contributo di Sergio Piane (Alkedo) cambia ancora registro e apre una finestra sulla moda come bene culturale. Un abito d’archivio, un costume storico, un capo haute couture non è solo un oggetto di design, ma una testimonianza vivente, un frammento di identità collettiva.

Le tecnologie - scansione 3D, modellazione virtuale, ologrammi, NFT, blockchain - diventano strumenti di preservazione. Permettono di archiviare, studiare, mostrare, valorizzare capi fragili senza esporli al rischio del tempo. Permettono esperienze immersive, passerelle virtuali, collezioni digitali certificate. E aprono modelli economici nuovi, sostenuti da un mercato NFT della moda in piena espansione.

È un modo per dire che la moda non è effimera: è memoria, è archivio, è cultura. E che il digitale può essere la sua cassaforte più sicura e, al tempo stesso, la sua porta verso il mondo

A lui si affiancano Zoe Spaltini e Sara Mei (HModa), che raccontano come la prototipia digitale riduca sprechi, tempi e costi, mentre Serena Fabbri (19.71 Firenze) mostra come un occhiale possa nascere da una scansione 3D personalissima.Moda Tecnologia Firenze

Le nuove professioni della moda? Quelle che ancora non esistono

Il quinto panel rimette al centro le persone. Enrico Pedretti, Direttore Marketing Manageritalia, guida un confronto serrato su quali lavoratori la moda sta cercando oggi e cercherà domani. Antonella Vitiello (MITA Academy) porta sul palco il tema della formazione. ITS MITA Academy rappresenta l’idea che la filiera moda abbia bisogno di una nuova architettura delle competenze, in cui tradizione, tecnologia e percorsi flessibili convivono senza conflitti.

Il lavoro tessile e moda di domani richiede figure ibride: tecnici digitali che conoscono la storia della manifattura, designer capaci di dialogare con l’AI, operatori che comprendono tracciabilità e sostenibilità, professionisti che sanno muoversi in filiere data-driven. Non basta insegnare cosa fare: bisogna insegnare come evolversi. È un modello formativo che riconosce che ogni studente e ogni lavoratore ha un percorso unico. E che il Made in Italy si difende non solo con la qualità dei prodotti, ma con la qualità delle persone che li immaginano e li realizzano.

Margherita Tufarelli (UniFi), Beatrice Parri Gori (Scuola del Cuoio), Alessandro Sordi (Nana Bianca) e Alessia Indice (W Executive) mostrano un settore dove non bastano più competenze tecniche: servono curiosità, adattabilità, interdisciplinarità.

Tecnologia Manifattura Firenze

La materia si rigenera: la sostenibilità come rivoluzione industriale

Il sesto e ultimo panel parla di materia, dei luoghi in cui nasce e di quelli in cui purtroppo finisce. Ma soprattutto parla di come restituirle un futuro.

La ricerca universitaria prende la scena con Luca Rosi (UniFi – SusFashionLab). Qui il dialogo con il futuro è totale: fibre bio-based ottenute da colture vegetali, pigmenti naturali, bioremediation, riciclo terziario attraverso pirolisi, gassificazione, depolimerizzazione, recupero di monomeri puri. Cinque dipartimenti - chimica, ingegneria, agraria, economia, architettura - lavorano insieme per reimmaginare la materia. La moda non come settore energivoro, ma come palestra scientifica per nuovi materiali, nuovi processi, nuovi modelli di sostenibilità.

Con Andrea Falchini (Next Technology Tecnotessile) la discussione si sposta sul futuro della sostenibilità. La moda europea sta per vivere un cambiamento normativo epocale: raccolta differenziata tessile obbligatoria dal 2025, divieto di distruzione dell’invenduto dal 2026, restrizioni su sostanze chimiche, regolamenti sull’export dei rifiuti. Si tratta di uno tsunami normativo. Per affrontarlo servono strategie integrate: sorting automatizzato, riciclo meccanico per materiali nobili, riciclo chimico per materiali complessi, valorizzazione dei residui. Una filiera in cui ogni scarto trova il suo percorso. In cui l’innovazione scientifica non è un cerotto, ma una condizione di sopravvivenza. L’obiettivo non è solo ambientale: è industriale. Serve creazione di materia prima seconda di qualità, creazione di nuovi mercati, collaborazione tra imprese. Chiara Cordaro (Rifò) porta esempi concreti di circolarità territoriale a km 0, con blockchain, formazione e inclusione sociale intrecciate al business. Poi Ali Benkouhail (Human Maple) sorride: “Rigenerare anche i mozziconi di sigaretta? Perché no”. E mostra come. Alkedo a Firenze                                                                                                                                                                                                                                
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TechWarriors, l’innovazione tecnologica scende in campo contro la violenza di genere
TechWarriors, l’innovazione tecnologica scende in campo contro la violenza di genere
Trasformare le competenze STEM in leve strategiche per l'inclusione e la sicurezza: in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, viene presentato ufficialmente TechWarriors. Il progetto, un connubio inedito tra innovazione sociale e tecnologica, mira a mobilitare l'ecosistema dell'innovazione per sviluppare soluzioni concrete nel contrasto alla violenza di genere.

Un ponte tra tecnologia e impegno civile

TechWarriors non è solo un evento, ma un percorso strutturato che culminerà in un hackathon di 36 ore. L'iniziativa è concepita come un ampio contenitore di Open Innovation dove team multidisciplinari lavoreranno per ideare strumenti capaci di prevenire la violenza, sensibilizzare l'opinione pubblica e offrire supporto ai territori. L’approccio inclusivo è il cuore del progetto: la sfida non è rivolta ai soli sviluppatori, ma si estende a designer, comunicatori, analisti, studenti e professionisti del sociale. L'obiettivo è dimostrare come la tecnologia, se guidata dalla responsabilità sociale, possa incidere direttamente sulla qualità della vita delle comunità e sulla promozione delle pari opportunità.

Un ecosistema di eccellenza

Il progetto nasce dalla sinergia di un ampio network guidato dal Digital Innovation Hub Vicenza in qualità di capofila. La forza di TechWarriors risiede nella trasversalità dei suoi partner: l’iniziativa vede la partecipazione operativa dei Competence Center SMACT e ARTES 4.0 (con il think tank ARTES4WOMEN) e con la presenza del board di valutazione, del Comune di Vicenza, di CUOA Business School, di CreTa InnovationLab, del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Imprese Vicenza e di Fondazione CMP. A conferma della solida alleanza tra sistema produttivo e istituzioni, il progetto è sostenuto dalla Camera di Commercio di Vicenza e da EBAV (Ente Bilaterale Artigianato Veneto) nell’ambito dell’iniziativa Twin Transition. Partecipare a TechWarriors significherà confrontarsi con un ambiente che promuove la contaminazione tra saperi, offrendo ai partecipanti l'opportunità di contribuire a un progetto di alto valore pubblico e, al contempo, di accedere a una piattaforma di visibilità qualificata. L’iniziativa rappresenta un tassello fondamentale nella strategia del Digital Innovation Hub Vicenza per diffondere la cultura dell'innovazione ad alto impatto sociale. L’avvio operativo delle attività è previsto per il primo semestre del 2026, con un calendario di workshop e momenti di approfondimento che verranno comunicati nei prossimi mesi. Per restare aggiornati sull’iniziativa è possibile visitare il sito ufficiale.   TechWarriors
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La borsa hi-tech che protegge le donne | AfterCode, l’accessorio nato nei laboratori Modartech
La borsa hi-tech che protegge le donne | AfterCode, l’accessorio nato nei laboratori Modartech
AfterCode è un esempio innovativo di come moda, design e sicurezza si incontrano con la tecnologia avanzata all’interno di un percorso formativo. Si tratta di un progetto sviluppato dalle studentesse Sara Tuveri e Cecilia Scaccioni nell’ambito del Master in Master Fashion Hi‑Tech dell’Istituto Modartech di Pontedera, Socio del Centro di Competenza ARTES 4.0, in collaborazione con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna. È una borsa intelligente (accessorio moda e tecnologia) ideata per combinare estetica, design e funzionalità di sicurezza. Il dispositivo incorpora al suo interno una sensoristica avanzata e un sistema anti-aggressione: in caso di pericolo, la borsa è progettata per inviare automaticamente un messaggio di emergenza con la propria posizione GPS a un contatto pre-configurato tramite un’app dedicata. Estetica e design sono componenti di AfterCode , ma l’elemento distintivo è la tecnologia integrata. Il sistema comprende sensori e un modulo anti-aggressione, che consentono, in caso di pericolo, di inviare in automatico un messaggio di emergenza con la propria posizione GPS a un contatto prestabilito tramite un’app dedicata. 
Il valore di AfterCode va oltre l’oggetto moda: siamo davanti a una integrazione fra estetica e utilità, in cui l’accessorio tradizionale - la borsa - diventa veicolo di sicurezza personale. In un’epoca in cui crescono le esigenze di protezione e in cui il design è sempre più fluido verso l’uso intelligente, l’impresa ha un doppio significato: da un lato valorizza il made in Tuscany in ambito moda‐tech, dall’altro esplora la frontiera del wearable intelligente applicato non solo all’abbigliamento, ma agli accessori quotidiani. Il contesto accademico genera risultati senza limitarsi all’esercizio teorico. Le studentesse hanno affrontato il problema reale della protezione personale e lo hanno tradotto in un prototipo concreto.
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Robotics Science & Engineering, la Scuola Superiore Sant’Anna è settima al mondo | ShanghaiRanking’s GRAS 2025
Robotics Science & Engineering, la Scuola Superiore Sant’Anna è settima al mondo | ShanghaiRanking’s GRAS 2025
La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Socio fondatore del Centro di Competenza ARTES 4.0, si colloca al settimo posto a livello mondiale, al secondo posto in Europa e al primo in Italia nella disciplina Robotics Science & Engineering, secondo la più recente edizione del ShanghaiRanking’s Global Ranking of Academic Subjects (GRAS).

Metodologia del ranking

La classifica GRAS valuta le istituzioni secondo 57 discipline distribuite tra Scienze Naturali, Ingegneria, Scienze della Vita, Scienze Mediche e Scienze Sociali. Nella categoria Engineering compare la voce Robotics Science & Engineering, introdotta proprio in questa edizione insieme ad Artificial Intelligence.

Il sistema di valutazione si articola su nove indicatori oggettivi raggruppati in cinque macro-categorie: World-Class Faculty, World-Class Research Output, High Quality Research, Research Impact e International Collaboration.

ShanghaiRanking's Global Ranking of Academic Subjects (GRAS)

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Nasce il Joint Lab CIM–ARTES 4.0 per la robotica intelligente
Nasce il Joint Lab CIM–ARTES 4.0 per la robotica intelligente
L’Italia fa un balzo in avanti nella robotica intelligente a supporto delle imprese manifatturiere. I Competence Center nazionali CIM e ARTES 4.0, rete ad alta specializzazione nell’ambito delle aree della smart robotics, dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie digitali abilitanti, hanno infatti stipulato un accordo di collaborazione per dare vitaJoint Lab a disposizione di grandi, medie e piccole imprese, system integrator, di fornitori di tecnologie e start-up innovative. All’interno dei laboratori, tra Torino e Pontedera in provincia di Pisa, la manifattura italiana avrà a disposizione competenze specialistiche e soluzioni robotiche avanzate, dai cobot ai robot mobili e collaborativi con manipolatori di ultima generazione, sino alla robotica umanoide, capaci di garantire una forbice di sviluppo innovativo molto ampia di TRL, da 3 a 9. Attraverso il Joint Lab si potranno usufruire servizi di formazione tecnica e applicata, consulenze specialistiche sull’integrazione di tecnologie di robotica intelligente nei processi di produzione industriale, oltre al test before invest, fondamentale per testare le soluzioni prima di procedere a integrare nuove tecnologie a seguito di importanti investimenti. All’interno dei due spazi d’innovazione saranno promosse ulteriori azioni in Italia e all’estero finalizzate a garantire il consolidamento e lo sviluppo delle infrastrutture di testing funzionali alle attività di trasferimento tecnologico alle Imprese e in particolare alle PMI. hub ARTES “Tramite questo accordo, CIM e ARTES 4.0 intendono offrire alle imprese manifatturiere italiane il meglio delle tecnologie di ultima generazione legate alla robotica intelligente. Il Joint Lab vuole essere un riferimento nazionale con una vasta gamma di servizi a valore aggiunto proposti, dalla formazione all’implementazione di tecnologie di smart robotics in differenti settori dall’automotive all’aerospazio e per diversi ambiti industriali dalla manifattura alla logistica, dalla sorveglianza alla manutenzione. Come Competence Center riteniamo ARTES il partner ideale, vista la sua comprovata esperienza specialistica nello sviluppo di soluzioni innovative, prima fra tutte la robotica avanzata, con il quale proporre un cruscotto di soluzioni customizzabili e finalizzate ad innalzare la competitività tecnologica delle imprese, rafforzando la loro leadership a livello nazionale, europeo e internazionale” ha dichiarato Enrico Pisino, CEO di CIM. “Con questo accordo ARTES 4.0 e CIM mettono a sistema le proprie eccellenze per offrire al Paese un salto di qualità nella robotica intelligente a supporto delle imprese manifatturiere italiane. Nell’era della rivoluzione della Embodied Intelligence e delle nuove frontiere aperte dai robot umanoidi, il Joint Lab nasce come punto di riferimento per tutte le imprese che vogliono adottare sistemi di robotica intelligente e collaborativi nei propri processi produttivi, offrendo l’opportunità di accesso alle soluzioni più avanzate di robotica disponibili sul mercato, quali sistemi di robotica umanoide e integrati con sistemi avanzati di Intelligenza Artificiale. Siamo molto felici di questa collaborazione con CIM, un centro leader in Italia per l’innovazione per le imprese e in particolare nella manifattura avanzata. Grazie alla complementarità delle nostre competenze mettiamo a disposizione strumenti, metodologie e ambienti di sperimentazione avanzati per ridurre il rischio tecnologico e accelerare la transizione verso una manifattura competitiva con benefici in termini di produttività, qualità e sicurezza. Con CIM condividiamo la visione di creare valore per le imprese, di promuovere l’innovazione e rafforzare il posizionamento competitivo dell’Italia nei settori ad alto contenuto tecnologico”, ha evidenziato Antonio Frisoli, Presidente di ARTES 4.0.  
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La Sardegna dell’innovazione incontra ARTES 4.0
La Sardegna dell’innovazione incontra ARTES 4.0

L’Aula Magna di UniOlbia ha ospitato il workshop “L’innovazione per lo sviluppo territoriale. Gli hub sperimentali per i cluster della nautica, del turismo e della sanità in Sardegna”, una giornata di confronto e progettualità dedicata al futuro tecnologico dell’isola e alle sue traiettorie di crescita sostenibile.

Durante l’incontro è stata annunciata la proposta di apertura di una nuova sede operativa di ARTES 4.0 a Olbia, un passo strategico che rafforza la presenza del Competence Center per la robotica e le tecnologie digitali avanzate in Sardegna e consolida la sua missione di trasferimento tecnologico al servizio del tessuto produttivo. La futura sede diventerà un punto di riferimento per l’innovazione nel Mediterraneo per favorire la nascita di hub sperimentali nei settori chiave della nautica, del turismo e della sanità.

Promosso dal Macronodo ARTES 4.0 dell’Università degli Studi di Sassari e dal Centro di Competenza ARTES 4.0, con il supporto della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Olbia e di UniOlbia, l’evento ha messo al centro la collaborazione come leva di sviluppo e la ricerca applicata come motore di innovazione territoriale.

Dopo i saluti introduttivi di Antonio Usai, Delegato ai Progetti Strategici di Ateneo e Coordinatore del Macronodo ARTES 4.0, la giornata è proseguita con gli interventi di numerose autorità istituzionali e accademiche.
Sono intervenuti il Vicepresidente della Regione Autonoma della Sardegna, Giuseppe Meloni; il Sindaco di Olbia, Settimo Nizzi; il Rettore dell’Università di Sassari, Gavino Mariotti; il Presidente del Cipnes Gallura, Livio Fideli; il Presidente della Camera di Commercio di Sassari, Stefano Visconti; il Presidente del Consorzio UniOlbia, Aldo Carta.

La Sardegna dell’innovazione si incontra a UniOlbia

Innovazione per lo sviluppo tecnologico e sostenibile dei territori

La prima sessione dei lavori si è aperta con l’intervento del prof. Paolo Dario, Direttore Scientifico di ARTES 4.0 e Professore Emerito della Scuola Superiore Sant'Anna, che ha delineato le linee strategiche del Competence Center e le prospettive di ricerca applicata orientate allo sviluppo tecnologico e sostenibile dei territori. Nel suo intervento ha posto l’accento sulla proposta di una nuova sede operativa ARTES 4.0 a Olbia, un’iniziativa che si inserisce in una visione di lungo periodo, capace di trascendere i confini locali per connettere la Sardegna alle principali reti nazionali e internazionali dell’innovazione.

Lo stato dell’arte del progetto riguarda la creazione di una piattaforma sperimentale per la robotica e l’innovazione tecnologica dedicata al cluster della nautica da diporto di Olbia, destinata a diventare un laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e trasferimento tecnologico. Nella fase successiva il modello sarà esteso anche ai settori della sanità e del turismo, individuati come ambiti strategici per la trasformazione digitale dell’isola.

La tavola rotonda, moderata da Francesco Morandi, ha offerto un momento di confronto di alto livello tra esperti e rappresentanti istituzionali, chiamati a discutere del ruolo dell’innovazione e della digitalizzazione come leve di competitività per le imprese e le amministrazioni pubbliche. Sono intervenuti Francesca Tonini (Direttrice Esecutiva ARTES 4.0), Elisabetta Neroni (Centro Regionale di Programmazione), Raffaele Spallone (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Aldo Carta (Cipnes Gallura) e Pietro Esposito (Camera di Commercio di Sassari), che hanno condiviso esperienze e visioni complementari su come tradurre la ricerca in impatto economico e sociale.

Grande interesse ha suscitato la sessione conclusiva, dedicata ai progetti di sviluppo urbano e territoriale della città di Olbia, che ha visto il confronto tra il Vicepresidente della Regione Giuseppe Meloni, il Sindaco Settimo Nizzi, il Rettore Gavino Mariotti e lo stesso prof. Dario. Dal dialogo è emersa una visione condivisa: solo una sinergia costante tra enti locali, università e competenze tecnologiche nazionali può trasformare Olbia in un polo di innovazione e conoscenza al servizio del Mediterraneo.

Dalle imprese alle idee: la Sardegna dell’innovazione prende forma

La sessione pomeridiana, introdotta da Francesca Tonini, Direttrice Esecutiva di ARTES 4.0 e da Clementina Cruceli, responsabile Bandi e Progetti, è stata dedicata alle esperienze concrete delle imprese partner del Competence Center, che hanno condiviso best practice, risultati e prospettive di sviluppo nei settori chiave della nautica, della sanità e del turismo.
Attraverso i contributi di Mediate, Seares, Istituto di BioRobotica, Humanware, Co-Robotics e ARTES 5.0, rappresentata da Debora Zrinscak, sono emerse soluzioni innovative e applicazioni reali della robotica e delle tecnologie digitali come strumenti di crescita per il territorio. Ogni testimonianza ha mostrato come la ricerca applicata e la collaborazione tra pubblico e privato possano tradursi in progetti concreti di valore industriale e sociale.

Nelle conclusioni è stato sottolineato come l’innovazione non rappresenti soltanto una frontiera tecnologica, ma una strategia di crescita condivisa, capace di unire ricerca, impresa e territorio in una visione comune per la Sardegna del futuro.

Innovazione, robotica e sviluppo del territorio

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Quando la robotica incontra il mare per proteggere l’ambiente | Cubit Innovation Labs e il progetto MUSAI
Quando la robotica incontra il mare per proteggere l’ambiente | Cubit Innovation Labs e il progetto MUSAI
Il progetto MUSAI si avvicina alla sua conclusione: siamo infatti entrati nell’ultimo mese di attività, durante il quale il team sta portando avanti le fasi finali di test e validazione del sistema. In questo contesto abbiamo chiesto a Lorenzo Monti, CTO di Cubit Innovation Labs, di raccontarci il percorso svolto fino a oggi, i principali risultati ottenuti e le prospettive future di MUSAI. Può raccontarci in cosa consiste il progetto MUSAI e qual è il suo obiettivo principale? Lorenzo MontiMUSAI è un sistema subacqueo modulare e flessibile, pensato per supportare attività di monitoraggio e tutela degli ambienti marini. È stato sviluppato per adattarsi a diversi contesti operativi ed è facilmente integrabile con piattaforme già esistenti, come ROV o altri mezzi subacquei. La sua particolarità sta nella capacità di unire meccanica avanzata e intelligenza artificiale: attraverso algoritmi di computer vision e sensor fusion, MUSAI è infatti in grado di riconoscere e localizzare in tempo reale rifiuti e altre anomalie presenti nei fondali. I dati acquisiti vengono elaborati direttamente a bordo del sistema e trasmessi subito a un mezzo di supporto, permettendo così di agire in maniera rapida ed efficace. In questo modo, MUSAI si propone come una soluzione concreta e versatile per chi opera nella salvaguardia degli oceani e nello studio degli ecosistemi marini”. Quali sono i principali elementi di innovazione che differenziano MUSAI da altre soluzioni presenti sul mercato?” “Tre aspetti principali. Innanzitutto l’elaborazione AI on-edge: la capacità di elaborare i dati direttamente a bordo, senza dipendere da connessioni esterne. Questo riduce la latenza e aumenta l’affidabilità del sistema. Quindi l’architettura modulare e scalabile che permette di personalizzare il sistema con diverse configurazioni (telecamere, sensori chimici, acustici, geofisici) a seconda del contesto operativo. Infine la profondità operativa e robustezza: MUSAI è progettato per operare in ambienti estremi, capace di resistere a profondità variabili fino a 1000 m (ad oggi 100 m) e garantire affidabilità anche in condizioni critiche”. Quali sono state le fasi dell’evoluzione di MUSAI che hanno portato al prototipo finale?MUSAI è partito con una prima fase di progettazione e definizione dell’architettura meccanica ed elettronica, affiancata dall’addestramento iniziale dei modelli di intelligenza artificiale. In seguito abbiamo realizzato un pre-prototipo in stampa 3D, che ci ha permesso di validare le scelte tecniche e avviare i primi test di integrazione. La seconda fase ha visto lo sviluppo del prototipo meccanico e i test in ambiente controllato, presso la piscina comunale di Pontedera. Qui abbiamo iniziato a validare le funzionalità principali: acquisizione ed elaborazione delle immagini, trasmissione dei dati, prime verifiche sulla tenuta stagna e sulla modularità del sistema. Successivamente siamo passati alle prove in mare aperto, un passaggio cruciale per valutare le prestazioni in scenari operativi reali. Queste attività hanno permesso di addestrare l’algoritmo di riconoscimento, testare la sensor fusion e verificare la stabilità del sistema durante immersioni prolungate. Infine, siamo entrati nella fase attuale di integrazione completa: MUSAI è stato installato a bordo del ROV BlueROV2 e stiamo conducendo test a banco, in vasca e in mare. L’obiettivo è validare la compatibilità hardware e software, perfezionare l’addestramento con nuovi dataset e testare la navigazione del sistema integrato. Il percorso culminerà con le campagne in profondità, previste entro la fine del progetto, per validare definitivamente autonomia, resistenza e libertà di movimento”. In quali contesti immaginate che MUSAI possa essere applicato?  “Le potenzialità sono molteplici. MUSAI nasce per il monitoraggio e la salvaguardia ambientale, individuando e classificando i rifiuti marini. Ma le stesse tecnologie - architettura modulare, sensor fusion e intelligenza artificiale - possono essere applicate anche in altri ambiti, come: supporto alla ricerca scientifica, monitoraggio di infrastrutture portuali o offshore, fino all’acquacoltura sostenibile. La forza del progetto sta proprio nella versatilità del sistema, che può essere adattato a esigenze molto diverse. Guardando al futuro, quali sviluppi prevedete per MUSAI?  “In questo ultimo mese di progetto ci concentreremo sui test in profondità, prima in ambienti controllati e poi in mare aperto, per validare la resistenza del sistema e la libertà di navigazione del prototipo integrato. Una volta completata questa fase, MUSAI sarà pronto a supportare scenari applicativi sempre più complessi. In prospettiva, l’evoluzione del sistema potrà includere l’integrazione con nuove tipologie di sensori, l’ampliamento delle capacità di analisi dei dati e la collaborazione con enti di ricerca e istituzioni ambientali. Il nostro obiettivo rimane chiaro: offrire una soluzione concreta e versatile per il monitoraggio, l’analisi e la gestione dell’ambiente marino, capace di supportare attività di ricerca, protezione degli ecosistemi e applicazioni operative in diversi contesti”.
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Dalla fabbrica di Chaplin alla fabbrica che protegge: l’innovazione che mette in sicurezza le persone
Dalla fabbrica di Chaplin alla fabbrica che protegge: l’innovazione che mette in sicurezza le persone
Nel 2024 in Italia si sono registrate nel complesso 592.882 denunce di infortunio sul lavoro, di cui 1.202 con decessi. Numeri che rappresentano una emergenza sociale: quasi il 90% degli incidenti si concentra nel settore Industria e Servizi, con un quarto dei casi nel comparto manifatturiero e un’incidenza particolarmente alta nelle Costruzioni, Sanità e Trasporti. Le cadute dall’alto e gli incidenti con veicoli in movimento costituiscono alcune delle più rilevanti cause di morte o invalidità grave. Di fronte a questi dati, INAIL e ARTES 4.0 raccontano oggi l’esperienza di un percorso congiunto per la progettazione della prevenzione attraverso la tecnologia. Nel corso dell’incontro odierno a Roma, promosso dai due enti, sono stati presentati i progetti vincitori del Bando BIT (Bando Innovazione Tecnologica), esempi concreti di come robotica, intelligenza artificiale, big data e sensoristica IoT possano trasformarsi in strumenti di tutela quotidiana per i lavoratori. Edoardo Gambacciani e Paolo Dario Raffaele SpalloneAntonio FrisoliFrancesca Tonini                 Le tecnologie al servizio della sicurezza:
  • VLAB (Timelapse Lab) ha sviluppato un sistema di monitoraggio AI e big data che rileva in tempo reale il mancato utilizzo di imbracature in cantiere, riducendo il rischio di cadute.
  • A.M.E. – Advanced Microwave Engineering ha presentato una piattaforma di proximity safety con sensori IoT capace di prevenire collisioni uomo-macchina e anomalie nei percorsi dei veicoli.
  • UBIQUICOM e Smart Track hanno illustrato sistemi intelligenti per proteggere i lavoratori negli spazi condivisi da pedoni e mezzi di movimentazione.
«La prevenzione è il terreno su cui si gioca il futuro del lavoro sicuro. I numeri ci dicono che non basta applicare le norme: serve un cambio di passo. Con il Bando BIT abbiamo dimostrato che mettere insieme ricerca, imprese e istituzioni può generare soluzioni concrete, capaci di agire sulle cause principali degli infortuni mortali, come le cadute e le collisioni. L’innovazione non è un concetto astratto: è una cintura di sicurezza invisibile che lavora ogni giorno per salvare vite», ha dichiarato Paolo Dario, Direttore scientifico di ARTES 4.0. «La missione dell’Inail è quella di promuovere una cultura della sicurezza che vada oltre il semplice rispetto delle regole, per puntare alla prevenzione come valore sociale condiviso e investimento strategico per le imprese. In questo percorso, la tecnologia può rappresentare un alleato straordinario e sistemi basati su intelligenza artificiale, sensoristica e analisi dei dati possono tradursi in strumenti concreti di tutela capaci di ridurre drasticamente i rischi nei luoghi di lavoro e prevenire gli infortuni. La collaborazione con ARTES 4.0 dimostra che il futuro della sicurezza passa dall’investimento in innovazione», ha sottolineato il Presidente dell’Inail Fabrizio D’Ascenzo. Tecnologie Inail Artes auditorium Inail Artes             Con questo incontro, INAIL e ARTES 4.0 rafforzano una partnership strategica: mettere al centro la prevenzione come priorità nazionale, accelerando la diffusione di tecnologie 4.0 in tutti i settori più a rischio. Una sfida che riguarda non solo le imprese, ma l’intero sistema Paese.
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Cinque tavoli, un’unica rotta: la parità di genere diventa metodo | Il Think Tank
Cinque tavoli, un’unica rotta: la parità di genere diventa metodo | Il Think Tank
Ci sono ancora le locandine tiepide di stampa quando le porte del FIRST LAB nella sede di Novoli dell’Università di Firenze si aprono per lasciare entrare un mosaico di voci: componenti dell’Advisory Board di ARTES4WOMEN, socie e soci di ARTES 4.0, stakeholder che si salutano per nome perché qui l’autorevolezza si misura con i contenuti. Le postazioni già allineate e i laptop ancora chiusi disegnano una promessa di lavoro. Poi un gesto quasi coreografico: alla prima chiamata si accendono i computer sui tavoli e lo schermo bianco diventa il terreno comune dove scrivere la giornata. Un Think Tank “allargato” a coronamento del primo anno di ARTES4WOMEN, il gruppo di lavoro del Centro di Competenza ARTES 4.0 dedicato alla parità di genere, ma soprattutto l’inizio di un’agenda che si fa operativa.

I tavoli si aprono, il metodo prima dei contenuti

La sala si divide senza mai frammentarsi. I presenti confluiscono nei cinque tavoli dopo una breve revisione della loro organizzazione. Il gruppo sull’equità salariale mette in fila definizioni e fonti sottolineando l’urgenza di colmare la nebbia dei dati con raccolte strutturate, anonimizzate, leggibili. Il tono è concreto: si parla di dashboard, KPI, regressioni e di come trasformare numeri in scelte di gestione, con un occhio alla Direttiva UE sulla trasparenza retributiva e alle sue scadenze di recepimento. Le parole monitoraggio, valutazione congiunta, audit retributivo smettono di essere tecnicismi e diventano strumenti per riequilibrare leve di carriera e retribuzione.

Pausa pranzo senza pausa, il dibattito continua

Il catering arriva come un intermezzo, ma nessuno stacca davvero. I confronti proseguono tra un trancio di schiacciata e un primo piatto, tra un caffè e una domanda: cosa vuol dire per una donna carriera e cosa vuol dire leadership se liberiamo lo sguardo dagli schemi ereditati? Sul tema dell’accesso alle carriere e della leadership femminile si parla di stili diversi, di riconoscimento e rispetto come pratica quotidiana, di indicatori che misurino ciò che conta davvero per le persone e non solo per i bilanci, di come trasformare la stanchezza in agio e il cambiamento incrementale in cambio di sguardo. La riflessione abbraccia ostacoli interni - la sindrome dell’impostora che toglie voce - ed esterni, tra metriche cieche e stereotipi persistenti. La conclusione informale è già un mandato: definire nuovi sistemi di valutazione e creare agio nei contesti di lavoro, dalla scuola alle imprese.

Empowerment scientifico e tecnologico, la rotta dei dati

Il tavolo sull’empowerment scientifico e tecnologico porta in dote una bussola fatta di numeri e di prassi. Si ragiona su come quantificare il gap ai livelli alti della formazione, su quali benefici economici e culturali derivino da team realmente misti, su che cosa freni l’accesso e la permanenza delle donne nei percorsi scientifici: bias consapevoli e inconsci, ambienti di lavoro inadatti, carichi familiari sbilanciati, differenze territoriali. Dalla discussione nascono impegni concreti: un position paper, una revisione sistematica della letteratura, network operativi in seno ad ARTES 4.0, coaching e mentorship mirati, fino all’idea di una piattaforma di dati che sostenga policy gender-inclusive e progetti pilota, agganciando SDG 5 e traiettorie di sostenibilità. L’assioma operativo è limpido: Women empowered by empowered women.

Certificazioni di genere, dal bollino al mindset

Nel tavolo dedicato alle certificazioni di genere, la conversazione scardina un equivoco ricorrente: la UNI/PdR 125 non è un bollino, è un cambio di mentalità. Vengono messi a terra vantaggi e inciampi, incentivi e resistenze, soprattutto per le PMI, chiamate a trasformare la parità in strategia aziendale e non in adempimento. Si parte dai numeri - 8.194 organizzazioni certificate al 31 marzo 2025, con Lombardia, Lazio e Campania in testa - e si arriva agli strumenti: checklist gratuite, audit interni, premialità negli appalti, fondi dedicati, trasparenza nei dati e formazione sui bias lungo tutta la catena del valore. Obiettivo: integrare la parità nei processi, allineando ciò che le imprese rendicontano a ciò che davvero cambia la vita delle persone.  

Cultura digitale dell’equità, riprogrammare l’immaginario

C’è un passaggio, in questa giornata, in cui la tecnologia smette di essere sfondo e diventa personaggio. Il tavolo sulla cultura digitale dell’equità incastra dati e visioni: poche ragazze italiane laureate in STEM rispetto ai coetanei, carichi di cura non retribuita che gravano soprattutto sulle donne, part-time involontari, inattività forzata e tassi di occupazione distanti. La domanda non è più se la tecnologia possa aiutare, ma come: formazione obbligatoria su bias per chi programma, welfare digitale a sostegno della genitorialità, smart working pensato come alleato della parità, campagne di comunicazione che parlino dove e come servono, collaborazioni tra istituzioni, università e aziende per produrre ricerca e soluzioni insieme, anche nell’ottica di sviluppo di tecnologie robotiche a supporto della conciliazione vita-lavoro delle donne. Nasce anche l’idea di un osservatorio dei dataset per certificare basi dati fair a cui attingere per addestrare l’IA pubblica e privata. La tecnologia, qui, è etica applicata.

La cura dei risultati, quando le slide pesano quanto i contenuti

Nel pomeriggio, le restituzioni plenarie hanno il passo di chi sa che la forma è sostanza. La presentazione dei risultati non è un mero elenco: è il racconto di un metodo condiviso. Le parole chiave tornano come refrain - trasparenza, metriche, agibilità dei contesti, alleanze - e si depositano in roadmap che tengono insieme tempi, responsabilità e impatti. Ogni tavolo consegna azioni: dai report periodici sul gender pay gap e le valutazioni congiunte dove il divario supera soglie ingiustificate, ai nuovi indicatori di leadership e carriera, dai programmi di mentorship e skill-building nelle STEM, fino a checklist comuni per le certificazioni e hub territoriali di accompagnamento, ARTES4WOMEN ha creato non promesse, ma tracce operative su cui camminare già domani. Già oggi. Già ora.  

Tre università (Firenze, Pisa, Siena), un’unica scena

C’è un dettaglio che colpisce chi guarda la sala da fondo: tre università toscane presenti, insieme, nel medesimo perimetro di lavoro, tra professionalità in economia, fisica, legge, formazione e consulenti d’impresa. È una geografia della collaborazione che non si ferma ai loghi sulle slide; si riconosce nelle voci, nei riferimenti, nelle reti che si intrecciano. È qui che la parola ecosistema smette di essere moda e torna metodo: accademia, imprese, istituzioni nello stesso respiro, con ARTES 4.0 a fare da cerniera tra i mondi e ARTES4WOMEN da collettore di esperienze, competenze, azioni sul tema della parità di genere.

La chiusura che apre: dall’evento al cantiere

Quando i laptop si spengono, restano pagine di appunti e file condivisi, restano contatti e prossime riunioni, restano azioni che hanno già un perimetro. ARTES4WOMEN esce dal Think Tank con una traccia operativa che guiderà i prossimi mesi: audit e reporting sull’equità retributiva con metriche condivise, nuovi indicatori per l’accesso alle carriere e la leadership, programmi strutturati di empowerment scientifico e tecnologico, percorsi accompagnati verso la certificazione di genere, iniziative culturali e digitali per riprogrammare l’immaginario. Equità salariale, accesso e leadership, empowerment STEM, certificazioni, cultura digitale dell’equità: cinque cardini che oggi hanno trovato linguaggio, strumenti, alleanze. Un Think Tank che è l’avvio di un cantiere permanente di ARTES 4.0. Think Tank A4W
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Finanziamenti per innovare: da oggi c’è lo Sportello ARTES Call for Funding
Finanziamenti per innovare: da oggi c’è lo Sportello ARTES Call for Funding
1Call for Funding

Il contesto è favorevole: si sono aperte nelle ultime settimane nuove opportunità di finanziamento per ricerca industriale, sviluppo sperimentale, trasferimento tecnologico, digitalizzazione, automazione e sostenibilità. Con il bando adatto porti il tuo progetto più velocemente alla realizzazione.

Da oggi è operativo ARTES Call For Funding, lo Sportello del Centro di Competenza ARTES 4.0 che integra orientamento rapido, metodo progettuale e rete di partner pubblici e privati per far evolvere la tua idea in un progetto competitivo di crescita economica. Durante il primo incontro online, su prenotazione, inquadriamo l'idea progettuale, la maturità tecnologica, le tempistiche di realizzazione e offriamo supporto alla scrittura della proposta. Quando opportuno, attiviamo il matchmaking con imprese, laboratori e atenei della rete ARTES 4.0, composta da oltre 150 Soci, e con partner nazionali ed europei per valorizzare il tuo progetto e colmare eventuali gap.
  • Per le PMI,  grandi imprese e startup significa passare dalla visione al piano di lavoro.
  • Per commercialisti e consulenti avere un referente tecnico per valutare la fattibilità dei progetti dei clienti.
  • Per enti pubblici e università impostare governance, work package e rendicontazione in linea con i requisiti.
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WISE: la sicurezza indossabile che anticipa il rischio
WISE: la sicurezza indossabile che anticipa il rischio
In un mondo del lavoro che cambia sempre più velocemente, una cosa non può cambiare: il diritto alla sicurezza. Soprattutto quando si lavora in ambienti critici, accanto a mezzi in movimento o in spazi complessi da evacuare in caso di emergenza. È qui che nasce WISE – Workplace Innovation for Safety Environment, un progetto che ha messo la tecnologia al servizio della protezione delle persone, con soluzioni indossabili intelligenti, reattive, affidabili. Cofinanziato dal Centro di Competenza ARTES 4.0 tramite il bando BIT INAIL, WISE ha dimostrato come la sicurezza possa diventare parte integrante, invisibile e proattiva del lavoro quotidiano.

Dal laboratorio alla realtà: un ecosistema per la vita

Al centro di WISE c’è un’idea semplice ma potente: creare un ecosistema IoT indossabile, capace di rilevare situazioni di pericolo imminente e reagire in tempo reale. Una cintura di sicurezza digitale, pronta ad attivarsi prima che sia troppo tardi. La protagonista tecnologica si chiama WeTAG: è grande quanto un pacchetto di caramelle, si aggancia alla cintura o si indossa al collo, e racchiude al suo interno un concentrato di innovazione. Comunicazione BLE, UWB, WiFi, GPS, sensori di movimento, vibrazione, pulsanti d’allarme: tutto ciò che serve per monitorare, localizzare e allertare. Il suo obiettivo? Proteggere chi lo indossa da due rischi concreti e quotidiani: la collisione con un mezzo in movimento, e il caos di un’evacuazione d’emergenza. Ancora anticollisione

Rischio numero uno: la collisione

Chi lavora in ambienti logistici o industriali sa quanto possa essere pericoloso trovarsi troppo vicino a un muletto o a un mezzo in retromarcia. Grazie a un’antenna installata sul mezzo, capace di stimare direzione e distanza del lavoratore tramite tecnologie BLE 5.1 e UWB, e a una dashboard radar visualizzabile su tablet di bordo, il sistema invia avvisi visivi, acustici e vibranti sia al conducente che all’operatore. Le fasce di allarme sono progressive, colorate, chiare. E se il pericolo è imminente, la sirena si attiva. Durante i test effettuati nei laboratori SIIT di Genova e presso un terminal portuale, il sistema ha mostrato ottimi risultati: errori inferiori a 1 metro nella stima della distanza entro i 4 metri, e angoli rilevati con precisione di pochi gradi. Ma soprattutto, ha mostrato la sua capacità di prevenire il rischio prima ancora che si manifesti. Non una reazione all’incidente, ma una sua anticipazione. Dal laboratorio alla realtà: un ecosistema per la vita

Rischio numero due: l’evacuazione

In caso di emergenza, sapere quante persone sono ancora all’interno di un edificio o in una zona pericolosa può fare la differenza tra un intervento efficace e una tragedia. Per questo WISE ha affrontato un’altra sfida: rendere l’evacuazione intelligente, automatizzata, verificabile. Come? Combinando la localizzazione BLE con anchor fisse posizionate in punti strategici, dispositivi WeTAG che comunicano in tempo reale la posizione del lavoratore, e telecamere 3D contapersone per monitorare anche le aree non coperte dal segnale radio. Il tutto coordinato da un’app mobile intuitiva, che consente all’addetto all’emergenza di vedere chi ha raggiunto il punto di raccolta, chi è ancora dentro, chi è disperso. Una dashboard aggiornata al secondo, che non lascia spazio a dubbi. Durante le simulazioni, ogni movimento è stato tracciato, ogni ingresso e uscita rilevato. La tecnologia non ha sostituito l’uomo, ma lo ha potenziato: ha dato occhi là dove non poteva vedere, e voce là dove non poteva sentire. Mezzo di lavoro

Un progetto, un solo obiettivo

WISE è stato progettato e realizzato da Smart Track Srl, azienda ligure specializzata in soluzioni IoT per la sicurezza. Ma il merito del suo successo è condiviso: ARTES 4.0 ha giocato un ruolo chiave, offrendo un ecosistema fertile per sperimentare, testare, integrare competenze e accelerare l’innovazione. Senza il supporto del Competence Center, la prototipazione e la validazione non avrebbero avuto la stessa solidità. La collaborazione ha permesso di unire visione industriale, conoscenza tecnologica e accesso a laboratori e infrastrutture avanzate. Un esempio virtuoso di trasferimento tecnologico concreto.

E domani?

Il progetto ha già attirato l’interesse di grandi realtà industriali e infrastrutturali. Ma WISE non si ferma. La prossima sfida è l’integrazione con modelli predittivi basati su intelligenza artificiale, dashboard cloud evolute e – perché no – sistemi robotici o droni autonomi in grado di cooperare con i dispositivi indossabili. L’obiettivo resta lo stesso: proteggere chi lavora, prima ancora che il pericolo si presenti. E farlo con strumenti semplici da usare, potenti da gestire, e scalabili per ogni tipo di contesto operativo. Tablet anticollisione
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AstraKode si unisce ad ARTES 4.0: blockchain semplificata per PMI e grandi aziende
AstraKode si unisce ad ARTES 4.0: blockchain semplificata per PMI e grandi aziende
Con l’ingresso di AstraKode, ARTES 4.0 arricchisce il proprio ecosistema con nuove competenze tecnologiche a beneficio dell’innovazione delle imprese locali e nazionali. Con questa nuova partnership il Centro di Competenza si arricchisce di soluzioni blockchain avanzate, progettate per rendere questa tecnologia strategica accessibile anche alle PMI manifatturiere.

Chi è AstraKode, innovazione italiana per la blockchain industriale

AstraKode, foundersAstraKode è una startup deep tech italiana fondata da Fabiano Izzo (CEO), Lucio Menna (CTO) e Damiano D'Amici (Head of Product), che ha fatto della semplificazione dell’accesso alla tecnologia la propria missione. L'azienda è cresciuta all'interno dell'ecosistema italiano e internazionale dell'innovazione, collaborando con università, centri di ricerca e aziende leader per sviluppare soluzioni blockchain pratiche e immediate. Il team multidisciplinare unisce competenze in ingegneria blockchain, sicurezza informatica, product design e sviluppo business, con un approccio fortemente orientato al trasferimento tecnologico verso il mondo industriale. L'impegno nella ricerca si riflette anche nelle diverse pubblicazioni scientifiche effettuate.

L'expertise che AstraKode porta in ARTES4.0

L'ingresso di AstraKode nell'ecosistema ARTES4.0 introduce competenze specifiche in tre aree strategiche:

1. Servizio di notarizzazione sulla blockchain

AstraKode offre servizi di certificazione e notarizzazione che permettono di garantire l'inalterabilità e la tracciabilità di documenti e transazioni industriali. Questa tecnologia si integra perfettamente con i sistemi esistenti tramite API, senza richiedere modifiche strutturali ai processi aziendali. Applicazioni per le aziende associate:
  • Certificazione di processi produttivi e qualità
  • Tracciabilità di filiera per export e compliance
  • Autenticazione di brevetti e proprietà intellettuale
  • Audit trail immutabili per controlli normativi
Servizio di Notarizzazione AstraKode2. Piattaforma no-code per blockchain private La piattaforma AstraKode Blockchain (AKB) rappresenta un'innovazione significativa per l'ecosistema ARTES4.0: consente di creare, configurare e testare reti blockchain private attraverso interfacce visuali intuitive, senza necessità di competenze di programmazione specifiche. Vantaggi per le aziende del network:
  • Prototipazione rapida di soluzioni blockchain
  • Sperimentazione a costi contenuti
  • Indipendenza da consulenti esterni
  • Integrazione con standard enterprise (Hyperledger Fabric, Solidity)
AKB piattaforma3. Intelligenza artificiale per smart contract AI Kode Sherpa, l'ultima innovazione di AstraKode, introduce l'intelligenza artificiale nello sviluppo blockchain. Questo copilota AI trasforma istruzioni in linguaggio naturale in smart contract funzionanti, democratizzando ulteriormente l'accesso al Web3. AI That Understands What You’re Building

Sinergie con l'ecosistema ARTES4.0

L'arrivo di AstraKode crea nuove opportunità di collaborazione all'interno del network ARTES 4.0, dove la blockchain può integrarsi con le altre tecnologie abilitanti già presenti:

Integrazione con IoT e cybersecurity

Le soluzioni blockchain di AstraKode possono certificare e rendere immutabili i dati raccolti dai sensori IoT, creando sistemi di monitoraggio industriale a prova di manomissione. L'integrazione con le competenze di cybersecurity presenti in ARTES4.0 garantisce standard di sicurezza enterprise.

Abilitazione di nuovi modelli di business

La blockchain facilita la creazione di marketplace industriali, sistemi di sharing economy B2B e nuove forme di collaborazione inter-aziendale basate sulla fiducia distribuita.

Progetti e collaborazioni in vista

L'integrazione di AstraKode in ARTES 4.0 apre scenari concreti di collaborazione:

Bandi e finanziamenti

  • Partecipazione congiunta a bandi europei su blockchain e Industria 4.0
  • Progetti di ricerca collaborativa con università e centri di ricerca
  • Iniziative di trasferimento tecnologico verso PMI

Sperimentazione industriale

  • Pilot project con aziende associate per testare soluzioni blockchain
  • Sviluppo di casi d'uso specifici per settori verticali
  • Creazione di best practice per l'adozione blockchain in ambito manifatturiero

Formazione e skill development

  • Workshop dedicati per le aziende del network
  • Programmi di formazione su blockchain e Web3
  • Sviluppo di competenze trasversali per l'Industria 4.0

Casi d'uso già sviluppati

AstraKode porta in dote un portfolio di progetti già realizzati che dimostrano la maturità tecnologica e la capacità di operare in settori critici:

Infrastrutture critiche e trasporti

trAinLedger - Sistema di monitoraggio ferroviario blockchain-enabled sviluppato per il progetto europeo ICOS. La soluzione combina Sensor Fusion, IoT, Computer Vision e Blockchain per garantire localizzazione ad alta precisione (>90%) anche in zone GPS-degradate come gallerie. Il sistema fornisce certificazione immutabile dei dati operativi e supporta manutenzione predittiva per reti ferroviarie europee ERTMS-compliant.

Sanità digitale e robotica medica

Piattaforma di certificazione blockchain per sistemi robotici ospedalieri che garantisce tracciabilità immutabile delle procedure mediche. La soluzione, basata su Hyperledger Fabric, fornisce conformità legale e operativa con disponibilità dati 24/7 e verifica rapida. Il sistema supporta accesso decentralizzato multi-stakeholder e architettura scalabile per future estensioni tokenizzate.

Fintech e microcredito

Partnership con fintech indiana per sistema di gestione microcredito che gestisce oltre 30.000 richieste giornaliere. La piattaforma blockchain riduce i tempi di elaborazione da 1-2 settimane a meno di un giorno, automatizzando processi di approvazione e garantendo sicurezza dei dati attraverso registrazioni immutabili per risoluzione efficiente delle controversie.

Economia circolare e sostenibilità

WEEKO - Progetto "zero waste" per materiali elettronici con XERA S.r.l. che mira all'obiettivo rifiuti zero entro il 2025 in Italia. Il sistema blockchain fornisce tracciabilità end-to-end del processo di ricondizionamento, certificazioni immutabili con link blockchain verificabili e trasparenza operativa per clienti e auditor, stabilendo nuovi standard nel settore del refurbishment.

Prospettive per l'Industria 5.0

L'integrazione di AstraKode nell'ecosistema ARTES 4.0 guarda già verso l'Industria 5.0, dove la blockchain diventa un elemento fondamentale per:
  • Filiere completamente trasparenti: ogni passaggio produttivo certificato e tracciabile
  • Ecosistemi industriali collaborativi: nuove forme di partnership basate sulla fiducia distribuita
  • Sostenibilità certificata: tracciabilità dell'impatto ambientale lungo tutta la catena del valore
La blockchain, resa semplice e pratica grazie alle soluzioni no-code e AI di AstraKode, si integra con la visione del Centro di Competenza du accelerare la trasformazione digitale del tessuto industriale italiano attraverso tecnologie concrete, accessibili e immediatamente utilizzabili.
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